Juan Rulfo
Pedro Pàramo
Un giovane nel rigoglio degli anni viene edotto dalla madre in punto di morte sull'identità del proprio padre, che il ragazzo non ha mai conosociuto. La donna indica una località lontana quale luogo ove si trova l'uomo in questione, chiamato Pedro Pàramo. Il giovane si mette in marcia a dorso di cavallo e ginge nella regione del Messico dei primi anni del secolo scorso, a nome Comala che la madre ha indicato come la regione in cui si trova il padre del ragazzo. Per strada incontra un uomo anch'egli a cavallo che lo indirizza circa la strada per giungere a destinazione. Una volta giunto sul posto il giovane viene a sapere che il presunto padre è defunto, ed anche che in vita l'uomo era stato l'unico tenutario di una regione assai estesa, detta "Mezzaluna", così chiamata a causa del fatto di essere delimitata da un'orizzonte montagnoso i cui picchi da est ad ovest disegnavano un profilo che per la propria forma richiamava in qualche modo la figura di una mezza luna rocesciata sul dorso. Il giovane ha modo di conoscere anche l'attuale stato dei possedimenti del defunto padre, ossia una landa desolata in cui non si pratica più né allevamento né agricoltura, da quando il padre cessò di vivere e di esercitare la propria autorità in quel luogo. Il giovane apprende che il il Signor Pàramo aveva in vita conosciuto molte donne e avuto altrettanti figli, senza però riconoscerne alcuno a parte uno, di nome Miguel, che, morto in giovane età, si era distinto, nella propria breve vita, per una condotta violenta e dissoluta.
Passando di casa in casa in cerca di ospitalità poiché impossibilitato a trovare luoghi dove è consentito pagare per trascorrere la notte, il giovane incontra persone aduse ad accogliere viaggiatori e dalle parole e dai modi di fare degli ospiti comprende che il luogo in cui si trova è "terra maledetta" da decenni di abbandono. Ciò ha modo di constatare a causa di fenomeni che riallacciano la vita attuale dello sparuto borgo di casupole a quella di un antico splendore, quando ancora l'economia del posto era fiorente e la vita degli abitanti non era stata soggiogata dal peccato e dalla miseria. Fenomeni che spesso si ripetono come se coloro che da vivi vi avevano partecipato fossero in qualche modo condannati a rivivere le stesse macabre esperienze vissute prima di morire.
La struttura del romanzo di Rulfo si articola in una serie di visioni d'incubo che riguardano l'attuale stato di cose nella "Mezzaluna", visioni che accompagnano molti viaggiatori che una volta giunti in quel luogo, non riescono più a lasciarlo, insieme ad una serie di allucinazioni che riguardano ciascuna l'incontro degli antichi dominatori di quelle lande ormai maledette con eserciti avversi ma anche a volte impegnati in trattative dirette a garantire aiuti economici a drappelli di guerriglieri improvvisati, visioni che mostrano per l'appunto schiere di rivoltosi al servizio del rivoluzionario di turno che chiedono denaro per finanziare le proprie scorribande, tese a rovesciare i tanti regimi dittatoriali che da sempre si avvicendano nella storia del Messico, semplicemente e immancabilmente per instaurarne di nuovi sempre più feroci. Le voci di gente morta portata in quei luoghi da un vento pregno di peccato e di morte li rendono ancor più lontani dall'antica realtà delle cose, cioè da un tempo in cui essi luoghi erano prosperi e fiorenti e che ora sono lasciati a sé stessi, perché privati delle proprie tradizioni e ormai in balìa di violenze e superstizioni che spesso si traducono in pratiche sanguinarie.
Ovviamente nel romanzo è ben descritto il ruolo della Chiesa cristiano/cattolica, nelle persone di preti e curati che nonostante tutte le vicissitudini peccaminose, ma soprattutto per il verificarsi di fenomeni di commistione del mondo dei vivi con quello dei morti, vegliano a che la volontà di Dio sia clemente, con coloro che il destino ha coinvolto in peccati atroci e che secondo le leggi cristiane si trovano nell'impossibilità di accedere al mondo celeste.
Ad esempio per quanto attiene al funerale dell'unico figlio, tra i molti, avuti con donne diverse sia per aspetto che per condizione sociale, ufficialmente riconosciuto da Don Pedro Pàramo, il meno che ventenne Miguèl, accusato di aver violentato una ragazzina e di aver ucciso un uomo, alla morte dello stesso Miguèl e data la umilissima richiesta del padre biologico, cioè Don Pedro, di avere dei funerali degni di una persona che era ancora in età puberale, e qundi non del tutto padrona delle proprie azioni, viene accontetato del prete con una benedizione di circostanza elargita in camera ardente. Ciò a dimostrare come anche gli emissari di Dio fossero a volte costretti ad ossequiare il Potere in combio di privilegi, anche economici.
A volte in quelle lande dimenticate da Dio accadeva, prima che Don Pedro morisse, che eserciti al soldo dell'uno o dell'altro rivoluzionario, che in Messico in quegli anni proliferavano, come neanche le zanzare d'estate nelle catapecchie rose dal sole e dal caldo torrido, che tali sedicenti eserciti impegnati in lotte combattute "in nome del popolo" si concedessero una siesta presso le poche case che, in ricordo di tempi andati, erano note al di fuori della "Mezzaluna" per dare ospitalità a coloro che fossero provati dalla durezza delle condizioni di viaggio in quei luoghi.
Tutto ciò che viene narrato a proposito delle vicende dipanatesi in quelle lande è inserito, a mo' di cornice, all'interno della descrizione desolante da parte dell'Autore, di ciò che era rimasto dei possedimenti e soprattutto dei "peccati" di Don Pedro. Cosicché quando il giovane, che all'inizio del racconto, sempre su consiglio della propria madre, un tempo concubina di Don Pedro, giunge sul posto, deve constatare che sebbene le cose in Messico fossero, a detta dei molti eserciti guerriglieri, mutate in meglio a favore degli agricoltori e allevatori un tempo affamati, l'impressione che si ricava di primo acchito è che di migliore c'è ben poco, a parte la funesta e progressiva destrutturazione dell'abitato e anche dei mezzi e del lavoro per il cui tramite gli agricoltori e gli allevatori di un tempo, sotto l'autorità di Don Pedro, rendevano ricchi e prosperi quei suoli ormai bruciati o resi sterili da un caldo inclemente. In entrambi i casi inservibili alla coltivazione.
Per quanto riguarda ciò cui mi pare il romanzo si possa ricondurre quale intrinseca caratteristica, esso romanzo è, a differenza ad esempio, dei romanzi di un autore su tutti, tra quelli di cultura latinoamericana, cioè Garcìa Màrquez, peraltro precedentemente citati e commentati su questo sito, quella di un pessimismo cosmico circa la ventura e il destino intrinseci all'umana condizione, ossia di povertà e degrado, come anche di sopraffazione del più forte ai danni del più vile; uno stato di degrado che neanche la Chiesa, pur presente dai tempi dei primi coloni europei, riuscirebbe mai a sradicare, pur alleviandolo per quanto possibile.
Mi pare anche di capire che il genere di letteratura cui appartiene l'opera di Rulfo non sia per niente il "realismo" a volte "magico" che è la caratteristica distintiva ancora di un Garcìa Màrquez, il quale nella fiabesca innocenza della propria narrativa, quest'ultima non si capisce se parte dell'indole personale dello scrittore ovvero semplice espediente letterario utilizzato alla bisogna per nobilitare patriotticamente, agli occhi del lettore, gli orrori della dittatura e della guerra civile costruendo un mondo in cui una fucilazione è degna della stessa spiegazione fatalistica che sta alla base del contagio da colera, tifo o altre malattie che all'epoca in cui Màrquez ambienta i propri romanzi erano più che diffuse e per quali non esistevano ancora rimedi. Insomma una fucilazione non è colpa di nessuno, come non lo è una broncopolmonite.
Il Centro America è descritto da Rulfo in modo che l'apertura al mondo "fantastico" propria di Màrquez sia utile solamente a spiegare certi fenomeni che senz'altro fanno parte della realtà estrinsecamente descritta e che si legano a credenze e riti precolombiani, fusi a loro modo, molto probabilmente mediante commistione, ossia a causa della mescolanza tra culture poste agli antipodi dell'orbe terracqueo, che in un certo momento si incontrano e si scambiano sentori, umori e fervore, nonché idee e dogmi che fanno riferimento sia alla tradizione cattolica dei primi coloni spagnoli che alle millenarie credenze dei nativi. Un miscuglio che è rimasto nel modo d'essere e di concepire la vita degli stessi discendenti dei primi indios e a seguito delle unioni tra bianchi e nativi da cui nacquero coloro che per il colore della pelle, ma anche per i moti della psiche, divennero noti come "meticci" o "mulatti". Questa commistione è più che evidente nella struttura sociale evidenziata nel romanzo: l'esigenza di un capo che potesse eguagliare per "autorità un imperatore azteco", cui tutto fosse concesso, persino disporre della vita e della morte dei propri sudditi. Ma è evidente anche nel sistema di credenze persistente nonostante gli sforzi dei missionari inviati dalla Chiesa: rimane come mescolanza la credenza negli spiriti intendendo, quali spiriti, non più i demoni della tradizione degli indios, ma la trasfigurazione di quelle stesse entità dal piano del non conoscibile al piano del conoscibile per mezzo di riti evocativi, ossia attribuendo a quelle stesse entità, un tempo direttamente oggetto di culto, la natura di presenze anch'esse in qualche modo conoscibili per effetto della credenza in spiriti in nulla differenti dagli antichi idoli se non per la loro identificabilità in persone fisiche che antecedentemente ad una morte corporale non meritevole di perdono e quindi immeritevole dell'accesso ai sacramenti indispensabili per accedere al Cielo, erano vissute al pari e di fianco a tutti i comuni mortali incontrati in vita.
Per concludere una breve nota biografica sull'Autore tratta dalla Enciclopedia Treccani on line:
Jua Rulfo
Scrittore messicano (Apulco, Jalisco, 1917? - Città di Messico 1986). Assai legato alla storia aspra e dolorosa del suo paese, tra i maggiori esponenti del cosiddetto realismo magico, è soprattutto noto per i racconti de El llano en llamas (1953; trad. it. La morte al Messico, 1963) e per il romanzo Pedro Páramo (1955; trad. it. 1960). Premio nazionale di letteratura messicana (1970), ha avuto notevole influenza su altri scrittori ispano-americani, tra cui soprattutto G. García Márquez.
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