Garcìa Màrquez
L'Amore a i tempi del colera
Quella che sto per commentare al lettore è una delle maggiori opere scritte dall'autore citato nell' intetazione della presente appendice critica. Mi pare superfluo dire, soprattutto per chi abbia conoscenza anche di altri lavori di Garcìa Màrquez, che lo scritto in parola rappresenta insieme sia un inno all'Umanità, intesa quest'ultima come Storia e procedere di uomini e di generazioni, e qundi di vita, individuale, collettiva ma pur sempre uguale a sé stessa; sia all'umanità in certo senso particolare, non ovviamente per qualità ma per quantità, che l'autore ha avuto in sorte di conoscere da vicino e alle proprie sempiterne vicissitudini (amore, morte, tradimento, ma anche "quotidianità", mediocrità, basse passioni, crimini, peccati, come la frequentazione delle prostitute). Ma l'opera letteraria di cui parlo è anche un ritratto della società ("alta" e "bassa") che si può ritrovare, senza tema di errore, e sebbene il romanzo sia ambientato nei primissimi anni dello scorso secolo, anche nelle realtà odierne dei Paesi Latinoamericani, e non solo nel Caribe, dove il racconto si svolge per la gran parte. Non che da questo punto di vista sia cambiato molto da quell'epoca ad oggi, quanto meno dal punto di vista del "carattere" dei Popoli che Màrquez racconta.
La prosa di Màrquez è quanto di più vicino alla "lirica", quindi ad un genere poetico che risale all'apice della Letteratura greca, còlta in un' epoca di irripetibile splendore nelle arti come nelle scienze, come nella politica.
La trama è quella classica del romanzo d'amore e quindi è composta come vuole la tradizione, secondo modelli che si ripetono, ma ovviamente intessuta con la padronanza di un virtuoso di pianoforte, abile nel tessere le trame romantiche ma ancor più nel non concedere che del romanzo si possa intuìre la fine, come invece accade con autori e autrici meno scaltri o meno capaci di molti romanzi dello stesso genere.
Perché ambientare un romanzo d'amore agli inizi del '900 nel Caribe dei giorni del colera?
Qui viene per similitudine alla mente la Psicanalisi freudiana, tra i cui assunti fondanti è la dualità Amore/Morte, come moventi del vivere stesso degli uomini e delle collettività sociali. Cosa sosteneva Freud a proposito di Amore e Morte? Che di Amore si può ammalarsi, e che ovviamente di Morte si può morire. Evidentemente tutto ciò, detto in questi termini è un'ovvietà. Tuttavia se si riflette a fondo sul romanzo e su quali vicissitudini in esso prendono forma, certamente si giungerà alla conclsione che c'è modo e modo d'amare ma anche "modo e modo di morire". Cosa che Freud ha sempre sostenuto, e da cui la sua Scuola di psicanalisi ricava la propria forza innovativa all'interno delle discipline inerenti alla psicologia. A testimoniarlo sono le due figure di protagonisti del racconto e cioè Florentino Ariza e Fermina Daza. Vediamo come: Fermina e Florentino, la prima una educanda, figlia di un mercante di buoi, tale Lorenzo Daza, uomo rude che si è fatto "da solo", ad ogni costo dedito nella vita come negli affari al proprio personale progresso sociale, da realizzare di riflesso anche per mezzo della figli Fermina, per la quale intravvede un avvenire socialmente migliore augurandosi di trovare, e brigando per questo, un ottimo partito cui sposare la diletta figlia. Se non che le intenzioni riguardo all' avvenire di sua figlia d parte di Lorenzo Daza sembra inizialmente contrastato da un amore adolescenziale da parte di lei, per l'umile Florentino Arisa, che tuttavia agli occhi del padre è niente altro che un povero telagrafista e quindi un mediocre partito. Insomma a causa di un padre "padrone" che la invia per un certo periodo all'estero allo scopo di farla "rinsavire", Fermina torna a casa senza più ricordare il suo "antico" pretendente, e grazie ai maneggi del padre più che per la propria avvenenza di di forme e di modi, Fermina sposa un medico molto famoso, richiesto e ripettato nell'ambiente cittadino. Il matrimonio dura trent'anni. Prima di allora tuttavia erano accadute un certo numero di cose. Florentino, incapace di accettare il matrimonio combinato, diventa un libertino, frequenta molte donne, anche di colore, o mulatte, e costoro gli si concedono, abbagliate dal suo profondo bisogno d'amore. A nessuna però Florentino confessa il motivo della propria irrequietudine amorosa cioè il ricordo del solo Amore della propria vita: Fermina Daza. Tutto ciò che accade nel romanzo, per quanto profondo, per quanto coinvolgente, per quanto a volte sessualmente esplicito, per quanto commovente, dà l'impressione di una vita che si svolge tra due momenti: l'innamoramento adolescenziale di Florentino e la morte del marito medico di Fermina. Il romanzo racchiude più di quaranta anni di attesa, e quando finalmente il momento tanto atteso, trepidamente e nondimeno serenamente da Florentino, giunge all'orecchio dell'antico pretendente sulla greve musica delle campane a "morto" in onore dell'appena defunto marito di Fermina, Florentino comincia a corteggiare delicatamente la donna da lui sempre amata, come se il tempo per loro si fosse fermato alle prime lettere d'amore, cioè a quarant'anni prima. Nonostante la iniziale scandalizzata ritrosia di Fermina, pian piano il ghiaccio si scioglie, e Florentino, sempre innamoratissimo, e ormai uomo affermato, propone a Fermina un viaggio a bordo di un battello a vapore di proprietà della compagnia di batelli da fiume che a suo tempo Florentino ha ereditato dal proprio zio e che ora lo rende un uomo molto facoltoso. Una volta soli in cabina, tale è il fascino di quel posto, tale il fascino che provano l'uno per l'altra, nonostante negli anni passati, sebbene ognuno per proprio conto, avessero conosciuto altri battelli viaggiando verso altri posti, che Florentino decide di far abbandonare la nave in cui si trova con Fermina da tutti gli altri passeggeri diffondendo una falsa voce su una "improbabile" epidemina di colera che avrebbe colpito la nave. E una volta rimasto il battello tutto e solo per loro due, Florentino conclude il racconto manifestando il proposito di rimanervi a bordo con Fermina, per "tutta la vita".