venerdì 5 settembre 2025

 Garcìa Màrquez

L'Amore a i tempi del colera

Quella che sto per commentare al lettore è una delle maggiori opere scritte dall'autore citato nell' intetazione della presente appendice critica. Mi pare superfluo dire, soprattutto per chi abbia conoscenza anche di altri lavori di Garcìa Màrquez, che lo scritto in parola rappresenta insieme sia un inno all'Umanità, intesa quest'ultima come Storia e procedere di uomini e di generazioni, e qundi di vita, individuale, collettiva ma pur sempre uguale a sé stessa; sia all'umanità in certo senso particolare, non ovviamente per qualità ma per quantità, che l'autore ha avuto in sorte  di conoscere da vicino e alle proprie sempiterne vicissitudini (amore, morte, tradimento, ma anche "quotidianità", mediocrità, basse passioni, crimini, peccati, come la frequentazione delle prostitute). Ma l'opera letteraria di cui parlo è anche un ritratto della società ("alta" e "bassa") che si può ritrovare, senza tema di errore, e sebbene il romanzo sia ambientato nei primissimi anni dello scorso secolo, anche nelle realtà odierne dei Paesi Latinoamericani, e non solo nel Caribe, dove il racconto si svolge per la gran parte. Non che da questo punto di vista sia cambiato molto da quell'epoca ad oggi, quanto meno dal punto di vista del "carattere" dei Popoli che Màrquez racconta.

La prosa di Màrquez è quanto di più vicino alla "lirica", quindi ad un genere poetico che risale all'apice della Letteratura greca, còlta in un' epoca di irripetibile splendore nelle arti come nelle scienze, come nella politica.

La trama è quella classica del romanzo d'amore e quindi è composta come vuole la tradizione, secondo modelli che si ripetono, ma ovviamente intessuta con la padronanza di un virtuoso di pianoforte, abile nel tessere le trame romantiche ma ancor più nel non concedere che del romanzo si possa intuìre la fine, come invece accade con autori e autrici meno scaltri o meno capaci di molti romanzi dello stesso genere.

Perché ambientare un romanzo d'amore agli inizi del '900 nel Caribe dei giorni del colera?

Qui viene per similitudine alla mente la Psicanalisi freudiana, tra i cui assunti fondanti è la dualità Amore/Morte, come moventi del vivere stesso degli uomini e delle collettività sociali. Cosa sosteneva Freud a proposito di Amore e Morte? Che di Amore si può ammalarsi, e che ovviamente di Morte si può morire. Evidentemente tutto ciò, detto in questi termini è un'ovvietà. Tuttavia se si riflette a fondo sul romanzo e su quali vicissitudini in esso prendono forma, certamente si giungerà alla conclsione che c'è modo e modo d'amare ma anche "modo e modo di morire". Cosa che Freud ha sempre sostenuto, e da cui la sua Scuola di psicanalisi ricava la propria forza innovativa all'interno delle discipline inerenti alla psicologia. A testimoniarlo sono le due figure di protagonisti del racconto e cioè Florentino Ariza e Fermina Daza. Vediamo come: Fermina e Florentino, la prima una educanda, figlia di un mercante di buoi, tale Lorenzo Daza, uomo rude che si è fatto "da solo", ad ogni costo dedito nella vita come negli affari al proprio personale progresso sociale, da realizzare di riflesso anche per mezzo della figli Fermina, per la quale intravvede un avvenire socialmente migliore augurandosi di trovare, e brigando per questo, un ottimo partito cui sposare la diletta figlia. Se non che le intenzioni riguardo all' avvenire di sua figlia d parte di Lorenzo Daza sembra inizialmente contrastato da un amore adolescenziale da parte di lei, per l'umile Florentino Arisa, che tuttavia agli occhi del padre è niente altro che un povero telagrafista e quindi un mediocre partito. Insomma a causa di un padre "padrone" che la invia per un certo periodo all'estero allo scopo di farla "rinsavire", Fermina torna a casa senza più ricordare il suo "antico" pretendente, e grazie ai maneggi del padre più che per la propria avvenenza di di forme e di modi, Fermina sposa un medico molto famoso, richiesto e ripettato nell'ambiente cittadino. Il matrimonio dura trent'anni. Prima di allora tuttavia erano accadute un certo numero di cose. Florentino, incapace di accettare il matrimonio combinato, diventa un libertino, frequenta molte donne, anche di colore, o mulatte, e costoro gli si concedono, abbagliate dal suo profondo bisogno d'amore. A nessuna però Florentino confessa il motivo della propria irrequietudine amorosa cioè il ricordo del solo Amore della propria vita: Fermina Daza. Tutto ciò che accade nel romanzo, per quanto profondo, per quanto coinvolgente, per quanto a volte sessualmente esplicito, per quanto commovente, dà l'impressione di una vita che si svolge tra due momenti: l'innamoramento adolescenziale di Florentino e la morte del marito medico di Fermina. Il romanzo racchiude più di quaranta anni di attesa, e quando finalmente il momento tanto atteso, trepidamente e nondimeno serenamente da Florentino, giunge all'orecchio dell'antico pretendente sulla greve musica delle campane a "morto" in onore dell'appena defunto marito di Fermina, Florentino comincia a corteggiare delicatamente la donna da lui sempre amata, come se il tempo per loro si fosse fermato alle prime lettere d'amore, cioè a quarant'anni prima. Nonostante la iniziale scandalizzata ritrosia di Fermina, pian piano il ghiaccio si scioglie, e Florentino, sempre innamoratissimo, e ormai uomo affermato, propone a Fermina un viaggio a bordo di un battello a vapore di proprietà della compagnia di batelli da fiume che a suo tempo Florentino ha ereditato dal proprio zio e che ora lo rende un uomo molto facoltoso. Una volta soli in cabina, tale è il fascino di quel posto, tale il fascino che provano l'uno per l'altra, nonostante negli anni passati, sebbene ognuno per proprio conto, avessero conosciuto altri battelli viaggiando verso altri posti, che Florentino decide di far abbandonare la nave in cui si trova con Fermina da tutti gli altri passeggeri diffondendo una falsa voce su una "improbabile" epidemina di colera che avrebbe colpito la nave. E una volta rimasto il battello tutto e solo per loro due, Florentino conclude il racconto manifestando il proposito di rimanervi a bordo con Fermina, per "tutta la vita".


Gabriel Garcìa Màrquez. La Poetica.

Lo stile letterario e le tematiche.

Gabriel García Márquez fu uno dei quattro scrittori latinoamericani coinvolti per primi nel boom letterario latinoamericano degli anni Sessanta e Settanta; gli altri tre autori erano il peruviano Mario Vargas Llosa, l'argentino Julio Cortázar e il messicano Carlos Fuentes (ad essi è da aggiungersi la figura discostata di Jorge Luis Borges). Sarà Cent'anni di solitudine il romanzo che gli porterà fama internazionale di romanziere del movimento magico-realista della letteratura latinoamericana, che influenzerà gli scrittori di periodi successivi, come Paulo Coelho e Isabel Allende. Egli appartiene alla generazione che recuperò la narrativa fantastica del romanticismo europeo, come quella di E.T.A. Hoffmann, e il romance, lo stile dei poemi lirici, epici e mitologici che andavano di moda fino all'alba del romanzo moderno nel XVIII secolo, quando la particolare mescolanza di reale e invenzione venne relegata nella letteratura del romanzo gotico - dei vari Hoffmann, Walpole, Radcliffe, Shelley, Lewis e Charles Robert Maturin, autore di Melmoth l'errante (si veda la leggenda dell'ebreo errante o quella di Francisco el Hombre, che ricorda vagamente La ballata del vecchio marinaio di Coleridge, citate da Márquez in Cent'anni di solitudine) - o in altri sottogeneri.


Come una metaforica e critica interpretazione della storia colombiana, dalla fondazione allo Stato contemporaneo, Cent'anni di solitudine riporta diversi miti e leggende locali attraverso la storia della famiglia Buendía, i cui membri per il loro spirito avventuroso si collocano entro le cause decisive degli eventi storici della Colombia — come le polemiche del XIX secolo a favore e contro la riforma politica liberale di uno stile di vita coloniale; l'arrivo della ferrovia in una regione montuosa; la Guerra dei mille giorni (Guerra de los Mil Días, 1899–1902); l'egemonia economica della United Fruit Company ("Compagnia bananiera" nel libro); il cinema; l'automobile; e il massacro militare dei lavoratori in sciopero come politica di relazioni fra governo e manodopera. La ripetitività del tempo e dei fatti è appunto il grande tema del romanzo, un tema in cui l'autore riconosce la caratteristica della vita colombiana e attraverso cui vediamo delinearsi altri elementi: l'utilizzo di un "realismo magico" che mostra un microcosmo arcano in cui la linea di demarcazione fra vivi e morti non è più così nitida e in cui ai vivi è dato il dono tragico della chiaroveggenza, il tutto con un messaggio cinicamente drammatico di fondo, di decadenza, nostalgia del passato e titanismo combattivo di personaggi talvolta eroici ma votati alla sconfitta. Il tema del tempo ciclico e del rituale domina anche Ci vediamo in agosto, L’amore ai tempi del colera, Cent’anni di solitudine e Memoria delle mie puttane tristi.


Su questa linea, dopo un inizio nella letteratura realistica di stile hemingwayano, proseguirà tutta l'opera di García Márquez (tranne gli scritti prettamente autobiografici), in equilibrio tra l'allegoria, il reale e il mito, influenzato dalle tematiche surreali dell'"allegorismo vuoto" di Franz Kafka e dal simbolismo. Lo stile presenta notevoli intrecci, digressioni, prolessi e analessi, con l'uso di frasi quasi poetiche nella prosa, un linguaggio ricercato e prosaico alternato a seconda del personaggio, e lo svolgimento di storie "corali" e parallele. Il narratore è spesso esterno e onnisciente, cioè conosce già gli avvenimenti futuri.


Oltre agli autori citati si possono ricordare come fonte di ispirazione: per il contenuto nel tipico stile del realismo magico latinoamericano, l'influenza di numerosi scrittori e autori, tra cui William Faulkner, Sofocle, Herman Melville, Juan Rulfo, Virginia Woolf, Miguel de Cervantes con il suo Don Chisciotte della Mancia, il surrealismo e l'espressionismo; per il linguaggio e la tecnica formale della scuola magico-realista ispanica a cui appartiene l'autore, che oscillano tra crudezza, raffinatezza e involutezza del periodare, si è debitori oltre che a Hemingway, a Graham Greene e, per le parti più ricercate in cui vi è un monologo del narratore privo di dialoghi, allo stile neobarocco-decadente di Joris-Karl Huysmans; ciò per influsso del romanziere peruviano, modernista-ispanoamericano, Ventura García Calderón, ispiratosi a sua volta al citato scrittore francese di A rebours (1884) e a Wilde, nipote di Maturin, specialmente alle parti gotiche del Dorian Gray (1891).


 Il romanzo d'amore. Gabriel Garcìa Màrquez

In questo articolo e nei successivi vorrei accennare al genere "romanzo d'amore", che vede uno dei propri maggiori esponenti in Gabriel Garcìa Marquez. Vorrei altresì trarre a ragione della scelta di commentare "questo autore", e non altri scrittori del genere indicato, il dato che, nonostante la congerie dei romanzi e racconti di genere rosa, presenti sul mercato editoriale da non meno che qualche secolo, sempre Garcia Marquez è generalmente considerato il più rappresentativo del tipo di letteratura che vorrei in qualche modo descrivere e assoggettare a critica.

Dopo aver accennato brevemente alla vita e alla formazione della poetica dell' autore in questione, passerò alla critica di un buon numero di sue opere, numero che mi pare sufficiente per elaborare un giudizio personale, se mi è concesso, sulla "importanza" dell'autore sia nel contesto letterario attuale, sia nella letteratura di genere, sia nella storia della letteratura universale.

Biografia dell'autore


Gabriel García Márquez nacque ad Aracataca, un paesino fluviale della Colombia settentrionale, il 6 marzo 1927 (sebbene venga spesso erroneamente riportato come anno di nascita il 1928), primogenito dei sedici figli del telegrafista Gabriel Eligio Basilio García (1901-1984) e della chiaroveggente Luisa Santiaga Márquez Iguarán (1905-2002). Dopo il trasferimento a Riohacha, il giovane García Márquez crebbe con i nonni materni: il colonnello liberale Nicolás Ricardo Márquez Mejía (1864-1936) e la sua consorte Tranquilina Iguarán Cotes (1863-1947), una grande conoscitrice di fiabe e leggende locali, a detta dello stesso García Márquez d'origine gallega.

Nel 1937, a seguito della morte del nonno avvenuta l'anno precedente, García Márquez si trasferì a Barranquilla per studiare. Dal 1940 frequentò il Colegio San José e si diplomò al Colegio Liceo de Zipaquirá nel 1946. L'anno dopo si trasferì a Bogotà per studiare Giurisprudenza e Scienze politiche presso l'Universidad Nacional de Colombia, ma presto abbandonò lo studio a causa dello scarso interesse che quelle materie suscitarono in lui.

L'inizio dell'attività giornalistica (1948-1961)

Dopo i disordini del 1948 (nel periodo detto La Violencia, culminato con la dittatura di Gustavo Rojas Pinilla nel 1953), in cui nel rogo della pensione in cui abitava bruciarono alcuni suoi scritti, si trasferì a Cartagena de Indias, dove cominciò a lavorare dapprima come redattore e poi come reporter de El Universal. Alla fine del 1949 si trasferì a Barranquilla per lavorare come opinionista e reporter a El Heraldo. Su invito di Álvaro Mutis, nel 1954 García Márquez tornò a Bogotá, a lavorare a El Espectador come reporter e critico cinematografico. L'anno successivo trascorre alcuni mesi a Roma, dapprima come inviato nella città, dove segue dei corsi di regia presso il Centro sperimentale di cinematografia, in seguito si trasferisce a Parigi.

Rapporto con Cuba

Nel 1958, dopo un soggiorno a Londra, García Márquez tornò in Sudamerica, stabilendosi in Venezuela. Nello stesso anno sposa a Barranquilla Mercedes Barcha e, dopo la salita al potere di Fidel Castro, visita Cuba, dove ha modo di conoscere personalmente Che Guevara, e lavora (prima a Bogotà, poi a New York) per l'agenzia Prensa Latina, fondata da Jorge Ricardo Masetti e dallo stesso Castro, del quale divenne un buon amico. Questa amicizia - che egli definì intellettuale e letteraria, più che politica - con il líder maximo gli fruttò diverse critiche, pur non impedendogli di essere stimato e apprezzato anche negli Stati Uniti (ad esempio dall'ex Presidente Bill Clinton, il quale ha dichiarato che è il suo scrittore preferito, e lo ha anche incontrato alla Casa Bianca, rimuovendo il divieto al visto d'ingresso posto sullo scrittore nel 1961, a causa della sua frequentazione di Cuba). Dalla moglie Mercedes Barcha Prado (1932-2020) ha avuto due figli, Rodrigo (nato a Bogotá nel 1959) e Gonzalo (nato in Messico nel 1962).
Nel 1961 si trasferisce a New York, sempre come corrispondente di Prensa Latina. Sentendosi messo sotto sorveglianza dalla CIA e minacciato dagli esuli cubani anticastristi, decide di trasferirsi in Messico, dopo aver perso l'autorizzazione alla residenza permanente come cronista negli Stati Uniti, in seguito a decisioni politiche.
Nel 1971, a causa dell'«affaire Padilla» - il governo cubano aveva fatto arrestare e poi costretto ad una pubblica autocritica, in cui accusava sé stesso e la moglie (condizione imposta per l'immediato rilascio e la concessione del visto d'uscita), il poeta Heberto Padilla, per avere scritto contro la Rivoluzione e il castrismo -, molti intellettuali socialisti e comunisti, tra cui Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Alberto Moravia, Mario Vargas Llosa, Federico Fellini e altri firmarono una lettera di critica al governo cubano, rompendo di fatto i loro rapporti e il sostegno a Castro: García Márquez fu, al contrario, l'unico degli intellettuali interpellati che si rifiutò di firmare questa lettera aperta, e il fatto che Vargas Llosa lo avesse invece fatto, interruppe il loro lungo rapporto d'amicizia (Vargas Llosa aveva scritto la sua tesi di dottorato proprio sull'opera di García Márquez); a seguito di questo episodio i due scrittori sudamericani non si sono parlati per oltre trent'anni, avendo troncato definitivamente ogni contatto dopo un acceso litigio a Città del Messico nel 1976, in cui, in parte per le divergenze politiche ed in parte per motivi personali, Vargas Llosa colpì García Márquez con un pugno in pieno volto. Solo nel 2007, nonostante Vargas Llosa fosse rimasto sulle sue posizioni anticomuniste e neoliberiste, avvenne una parziale riappacificazione, quando l'autore peruviano permise la pubblicazione di un suo saggio del 1971, nell'introduzione di una nuova edizione di Cent'anni di solitudine.
Gabriel García Márquez (assieme al suo amico italiano Cesare Zavattini) a Cuba è stato cofondatore della Scuola Internazionale di Cinema e TV (a San Antonio del Los Baños, alla periferia dell'Avana) tuttora molto attiva.

Attività letteraria e politica successiva (1961-2000)

Il suo esordio letterario avvenne nel 1955 con il romanzo Foglie morte, ma il primo racconto risale al 1947. Dopo il trasferimento in Messico, si dedicò in maniera costante alla scrittura. Nel 1967 pubblicò la sua opera più nota: Cent'anni di solitudine un romanzo che narra le vicende della famiglia Buendía a Macondo attraverso diverse generazioni. Un'opera complessa e ricca di riferimenti e allusioni alla storia e alla cultura popolare sudamericana, considerata la massima espressione del cosiddetto realismo magico, e che ha consacrato in tutto il mondo García Márquez come un autore del massimo livello.
Nel 1973 abbandona temporaneamente, per circa due anni, la letteratura per dedicarsi al giornalismo sul campo, come segno di protesta per il colpo di stato cileno del generale Augusto Pinochet, che portò alla morte del presidente Salvador Allende. Nel 1974, a Roma ha fatto parte della sessione II del Tribunale Russell, organizzazione indipendente fondata dal matematico e pensatore Bertrand Russell e dal filosofo Jean-Paul Sartre ai tempi della guerra del Vietnam, che ha esaminato le violazioni di diritti umani in Cile.
Negli anni successivi seguiranno numerosi altri romanzi e saggi, fra i quali spiccano soprattutto L'autunno del patriarca (1975), Cronaca di una morte annunciata e il più noto L'amore ai tempi del colera, pubblicati negli anni settanta e ottanta, che ottengono un grande successo di pubblico in tutto il mondo, e dai quali sono state tratte omonime versioni cinematografiche. Nel 1976 dichiara che non pubblicherà più nulla fino a che Pinochet deterrà il potere in Cile, ma cambierà idea nel 1980, accettando una nuova pubblicazione; nel 1986 pubblicò invece, sempre sulla dittatura di Santiago, Le avventure di Miguel Littin, clandestino in Cile, reportage sul regista dissidente cileno Miguel Littín.
Dal 1975, Gabriel García Márquez vive tra il Messico, Cartagena de Indias, L'Avana e Parigi. Nel 1982, venne insignito del Premio Nobel per la letteratura. Dagli anni ottanta agli anni novanta trascorrerà poco tempo in patria (anche se ritornò nella vecchia residenza di Aracataca nel 1983, l'anno prima della morte di suo padre), insanguinata dalla guerra tra governo, narcotrafficanti e guerriglieri come le FARC. Come già fatto in passato, García Márquez si proporrà e svolgerà il ruolo di mediatore per cercare di ottenere la pace in Colombia, fino agli anni 2000.
Nel 1986 conosce il leader sovietico Michail Gorbačëv a Mosca, e partecipa a cerimonie politiche invitato da Carlos Andrés Pérez in Venezuela e François Mitterrand in Francia. Negli anni novanta, prima della malattia che lo colpirà, diventa un simpatizzante del leader venezuelano Hugo Chávez e del socialismo del XXI secolo, anche se non ne apprezza tutte le iniziative, sostenendo l'azione di Castro presso il leader bolivariano, che secondo lo scrittore servì a moderarne molte posizioni estreme ed intransigenti.
Inoltre critica il presidente colombiano Álvaro Uribe Vélez, ex liberale di sinistra passato al centro-destra, soprattutto per la sua politica proibizionista sulle droghe che, secondo lo scrittore, rafforzerebbe i cartelli dei narcotrafficanti di cocaina anziché indebolirli, mentre la cessazione della war on drugs poteva aprire scenari di pacificazione con le frange di popolazione che appoggiano i cartelli, invitando questi ultimi a deporre le armi. Sui cartelli della droga scrive anche il resoconto Notizia di un sequestro, un libro-intervista agli ostaggi di un sequestro di persona ad opera del celebre trafficante Pablo Escobar. Si oppone all'estradizione di Escobar negli USA, sostenendo che vada giudicato per i suoi crimini in Colombia (Escobar morirà poi in uno scontro a fuoco con le forze governative) e alla militarizzazione del paese. Lo scrittore propose una politica di mediazione e di pace tra governo, cartelli e gruppi guerriglieri come le FARC.

La malattia e il ritorno (2000-2010)

Nel 1999 gli viene diagnosticato un linfoma (linfoma non Hodgkin) che lo spinge a iniziare a scrivere le sue memorie, alle quali si dedica per parecchie ore al giorno, e nel 2000 il periodico peruviano "La República" diffonde l'errata notizia secondo cui il Nobel sarebbe ormai agonizzante. In realtà era a Los Angeles, per sottoporsi ad alcuni cicli di chemioterapia; sosterrà che il tumore è stata l'occasione per tornare a scrivere dopo un periodo di silenzio.
García Márquez nel 2009
Poco dopo circolò in rete lo scritto La Marioneta, una sorta di commiato dagli amici più cari. In un'intervista al periodico mattutino salvadoregno El Diario de Hoy, datata 2 giugno 2000, fu lo stesso García Márquez a negarne la paternità, affermando, tra l'altro: «Quello che potrebbe uccidermi è che qualcuno creda che io abbia scritto una cosa così kitsch. È la sola cosa che mi preoccupa». In seguito, García Márquez e l'autore del brano, Johnny Welch, si incontrarono, ponendo fine alla querelle.
Nel 2002 pubblicò la prima parte della sua autobiografia intitolata Vivere per raccontarla. Nel 2005 García Márquez, vinta definitivamente la sua battaglia contro il cancro, è tornato alla narrativa con quello che sarebbe stato il suo ultimo romanzo, Memoria delle mie puttane tristi, mentre nel 2010, riprendendo la linea autobiografica, ha pubblicato il saggio Non sono venuto a far discorsi, raccolta di discorsi da lui scritti e pronunciati in varie occasioni. Negli anni 2000 fu tra i molti firmatari di una petizione a sostegno dell'ex terrorista e scrittore italiano Cesare Battisti.

Gli ultimi anni

Nel 2012 l'amico Plinio Mendoza dichiarò che lo scrittore era stato colpito dalla malattia di Alzheimer (patologia che aveva già colpito la madre dello scrittore, morta nel 2002 all'età di 97 anni) e che pertanto non avrebbe potuto più scrivere. La notizia fu confermata dal fratello Jaime, secondo il quale "Gabo" era affetto da demenza senile, ma non dalla moglie, secondo cui i problemi di memoria erano quelli fisiologici delle persone anziane. Lo stesso scrittore ha dichiarato alla stampa, per il suo 86º compleanno, il 6 marzo 2013, di essere "molto felice di essere arrivato a quest'età" senza fare cenno alla presunta malattia.
García Márquez è ricomparso in pubblico il 30 settembre 2013, in buone condizioni di salute. Nel 2014 la salute dello scrittore declinò nuovamente, e il 17 aprile 2014 Garcia Marquez muore all'età di 87 anni in una clinica di Città del Messico, dove era stato ricoverato pochi giorni prima per un problema respiratorio dovuto a polmonite e per un'infezione delle vie urinarie. Per commemorare la scomparsa del premio Nobel colombiano, il presidente Juan Manuel Santos ha disposto il lutto nazionale per tre giorni.

mercoledì 3 settembre 2025

 LETTERATURA OMNIBUS

Ciò che seguirà nelle prossime pagine è un buon numero di "articoli" di critica letteraria, ovvero di commento a testi pur essi di letteratura, italiana e straniera, che presenterò ai potenziali lettori in maniera consecutiva ma senza un criterio ordinatorio preciso, cioè non ad esempio sulla base di elementi come la "nazionalità" o la "lingua" dell' Autore o il genere letterario di ciascuna "opera" considerata. Ho l'abitudine di leggere anche un intero romanzo al giorno. Ecco, ciò che amerei fare sarebbe parlare o più propriamente "scrivere" a proposito di un testo di letteratura nei giorni immediatamente successivi alla fine della lettura. Ciò non mi consente, come mi pare sia chiaro, di ordinare il materiale, che non fa parte di un'opera critica "universale" ma piuttosto si compone di note e sentori che appartengono all'immediatezza di una lettura "compiuta", che tanto sono apprezzabili quanto più vicini nel tempo alla lettura dell'opera che si intende commentare e in ottemperanza al valore, "in primis" letterario, e in secondo momento, ciò che più conta, possibilmente "universale" che l'opera in questione possa rasentare.

Le considerazioni che tenterò di elaborare potranno più o meno "piacere" a chi le leggerà, sempre ammesso che ad oggi e con i tempi che corrono esista ancora qualcuno disposto a leggere scritti di analisi del testo "letterario" o comunque aventi a fondamento uno o più testi letterari di uno o più Autori.

Mi auguro che tutto ciò che verrà fuori da questo blog sia adeguatamente apprezzato principalmente da chi è curioso, cioè da coloro che sentano l'esigenza di condividere o anche magari non condividere un giudizio che provenga da un semplice ma assiduo lettore, quale sono io e quali vorrei fossero quanti potrebbero imbattersi in questo blog. Mi riprometto che farò del mio meglio per dire qualcosa di nuovo, a livello critico, rispetto a quanto sia già stato detto e scritto su autori che sono ormai dei veri e propri classici. Ma se è vero, come sosteneva Calvino, il quale è peraltro uno degli Autori di cui mi occuperò, che "un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire", direi che da dire ce ne sarebbe. 

Per quanto riguarda tutto ciò che esula da questa premessa, rimetto un sereno giudizio ai "venti lettori" di manzoniana memoria, confidando nella loro clemenza.

Per adesso un "caro saluto".